LA SIGNORA DELLE CAMELIE

Teatro della Tosse
Genere
Prosa

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Crediti

liberamente tratto dal romanzo di Alexandre Dumas figlio
drammaturgia e regia di Giovanni Ortoleva
drammaturgo Federico Bellini
scene Federico Biancalani
costumi Daniela De Blasio
musica Pietro Guarracino
aiuto regia Marco Santi
con Gabriele Benedetti, Anna Manella, Alberto Marcello, Nika Perrone e Vito Vicino

Uno dei più grandi classici della letteratura ottocentesca, La dame aux camelias è stato il modello per una miriade di prodotti artistici di grande successo: balletti, opere, testi teatrali, film. Nel corso dei secoli l’amore impossibile tra Marguerite e Armand ha continuato a ripetersi diventando, forse, il più grande mito romantico moderno.

Ma il romanzo di Alexander Dumas figlio è basato su una storia vera e, insieme agli struggimenti e alla nobiltà d’animo della sua eroina, racconta il voyeurismo e la perversione di una società che sfoga le sue tensioni sul corpo della donna. Mentre il mito, ripetizione dopo ripetizione, diventava più stucchevole e sentimentale, il romanzo - autobiografico - ha mantenuto intatta la sua brutalità. Nonostante le intenzioni reazionarie e moralizzanti del suo autore, La dame aux camelias è la cronaca impietosa di un omicidio sociale, in cui la violenza classista è travestita da romanticismo. Una storia che continua a toccarci più di quanto vorremmo.

Per chiudere questa personale trilogia sui miti dell’amore romantico, passata per il romanzo di Lancillotto e la Dodicesima notte di Shakespeare, ho scelto un testo che mi ha sempre sconvolto per la sua ferocia cortese. Roland Barthes scrive in Miti d’oggi che a Margherita Gautier, alienata ma servile, mancherebbe pochissimo per diventare una fonte di critica della società classista in cui è immersa. Era un invito troppo allettante per lasciarselo sfuggire.